Lo sciopero nazionale dei dipendenti della SFIR, tenutosi ieri a Cesena, ha avuto un paio di grandi meriti: prima di tutto a contribuito a “mettere in circolo” la situazione (per tutti molto critica) in cui si dibattono i diversi stabilimenti del gruppo saccarifero; in secondo luogo ha messo a nudo i ritardi, le manchevolezze e le deficienze dei diversi piani di riconversione industriale varati dai vertici aziendali, all’indomani dell’OCM zucchero che, come si ricorderà, imponeva la chiusura, e la conseguente riconversione, degli stabilimenti in eccedenza, tra cui quello di Incoronata.
Ma la situazione è problematica non soltanto negli stabilimenti che dovrebbero essere riconvertiti. Esistono forti problemi anche in quelli che dovrebbe regolarmente lavorare le quote di zucchero assegnate dall’OCM al gruppo SFIR.
LAVORATORI E BIETICOLTORI PROTESTANO INSIEME
“Lo sciopero dei lavoratori del gruppo Sfir e la manifestazione di Cesena – hanno detto i rappresentanti sindacali di Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil è la risposta all'atteggiamento indecente ed irresponsabile assunto da questo gruppo che ha deciso di disattendere gli impegni assunti in occasione degli accordi conseguenti alla riforma Ocm dello zucchero”.
“Sfir mette in discussione le riconversioni dei siti dimessi – continua l’accusa dei sindacati -, non dà corso agli accordi per la semina utile alla campagna di trasformazione 2007, rendendo impraticabile la continuità produttiva. La possIbile decisione di Sfir di non trasformare un milione e mezzo di quintali di zucchero rimette in discussione l'intera tenuta del comporto saccarifero italiano”.
Alla manifestazione cesenate hanno aderito anche le Associazioni professionali dei bieticoltori per manifestare – è stato detto - “la volontà dì fare corpo unico nei confronti di chi, con decisioni scellerate ed irresponsabili produce effetti sociali ed economici traumatici”.
I problemi travagliano anche quello che era una volta lo stabilimento principale del gruppo, a Pontelagoscuro, anch’esso minacciato di chiusura. La tensione sta rapidamente crescendo anche in Emilia Romagna. Il passaggio della dichiarazione sindacale in cui si adombra la possibilità che SFIR decida di non trasformare un milione e mezzo di quintali di zucchero è un eufemismo che nasconde un rischio che sta prendendo sempre più corpo. Il rischio che il gruppo ceda a terzi la quota zucchero assegnatali dall’OCM (si parla di possibili acquirenti europei). Una tesi del genere è sostenuta dal consigliere regionale emiliano della Margherita, Tagliani, che in una interrogazione alla Giunta Regionale afferma che “da pochi giorni si è ventilata l’intenzione di vendere la propria quota di produzione zucchero in Europa. Questa decisione provocherebbe la chiusura dell’impianto – aggiunge Tagliani – e destabilizzerebbe tutto il settore saccarifero italiano, che ha già visto tagliare le proprie quote produttive del 50%”. È inutile sottolineare che, se la notizia dovesse trovare conferma, finirebbe nei guai anche lo stabilimento SFIR di Termoli e l’intera bieticoltura di Capitanata, visto che da poco è stata conclusa la trattativa per quanto riguarda i contratti di semina per il 2007.
MA LA SFIR RITIENE “CANTIERABILE” LO STABILIMENTO DI MANFREDONIA
Abbiamo detto all’inizio che la manifestazione di ieri ha avuto il merito di mettere in circolo notizie ed informazioni sullo stato delle singole vertenze che interessano praticamente tutti gli stabilimenti della SFIR, smascherando l’azienda proprio per quanto riguarda lo stabilimento foggiano.
La decisione di scendere in sciopero era maturata dopo l’esito negativo dell’ultimo incontro nazionale tra l’azienda ed i sindacati, svoltosi il 26 ottobre scorso per fare il punto sullo stato dell’arte dei progetti di riconversione che riguardano gli zuccherifici tagliati dall’accordo OCM.
Nel comunicato diffuso al termine della riunione, si legge testualmente: “L’incontro, in calendario per verificare lo stato di avanzamento dei progetti di riconversione avviati a seguito della chiusura dei siti causata dalla O.C.M zucchero ed il programma d'investimenti e sviluppo per l'unico zuccherificio rimasto aperto, ha evidenziato un atteggiamento dilatorio ed irresponsabile di SFIR, fatta eccezione della situazione di Foggia per la quale il progetto sarebbe cantierabile.
La posizione aziendale risulta ancor più grave stante l’annuncio della possibile chiusura dello zuccherificio di Pontelagoscuro e la messa in discussione dei contratti di coltivazione della barbabietola per la campagna di trasformazione 2007 e successive, disattendendo in questo modo gli impegni assunti con l’accordo quadro di Febbraio, nonché gli accordi gestionali seguenti.”
LA DECISA PRESA DI POSIZIONE DEL MINISTRO DE CASTRO
Sarebbe interessante chiedere ai vertici aziendali da dove nascesse l’ottimismo circa la cantierabilità del progetto foggiano, visto che il Comune di Manfredonia aveva da tempo manifestato la propria opposizione al progetto di delocalizzazione dello zuccherificio di Incoronata. Qualche giorno dopo l’incontro con i sindacati, il tavolo della trattativa per lo stabilimento di Foggia si è chiuso malamente.
La giornata di protesta di Cesena potrebbe rappresentare tuttavia un punto di svolta nella sempre più ampia vertenza SFIR. I sindacati hanno rivolto un appello al Ministro delle Politiche Agricole, Paolo De Castro “affinché il governo si faccia garante della salvaguardia del settore e richiami il Gruppo alle proprie responsabilità: non abbiamo alcuna intenzione di mollare la presa – hanno detto i rappresentanti sindacali - e pretendiamo il rispetto degli accordi convenuti e degli impegni che SFIR ha assunto a tutti i livelli.
La risposta di De Castro non si è fatta attendere: il Ministro ha detto che i piani di riconversione (che devono essere approvati dal Governo per poter usufruire delle provvidenza comunitarie) saranno approvati soltanto se l’azienda rispetterà gli accordi già presi e se garantirà i livelli occupazionali.
venerdì 10 novembre 2006
La rabbia sindacale: la SFIR ha disatteso gli impegni
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