Un’opera pubblica arricchisce la comunità. Ecco perché la legge prevede che, quando si debba realizzare un’opera, possano essere espropriati beni privati, ovviamente stabilendo il giusto indennizzo. Sulla proprietà privata prevale il concetto di “pubblicità utilità”. Dappertutto, ma non a Foggia, dove si riesce a fare polemiche perfino su un’opera, come il raddoppio della Tangenziale, attesa da decenni. Se ne cominciò a parlare diversi anni fa, quando la città rinunciò all’altra tangenziale, quella che avrebbe dovuto collegare, lambendo l’abitato cittadino, la superstrada che viene da Candela direttamente con il casello autostradale. Sul progetto si registrarono vibranti polemiche, soprattutto perché l’arteria era sopraelevata (qualcuno ebbe a definirla “muraglia cinese”), e la sua costruzione avrebbe influitop in modo decisivo, e nefasto, sul futuro urbanistico della città.
Si optò allora per il rafforzamento della viabilità già esistente, in modo particolare l’anello della ss. 16, la circumvallazione, che è però rimasta tale e quale, per tutti questi anni, fino a quando l’Anas non ha posto mano al progetto.
L’elaborato dell’ANAS è rimasto nei cassetti dell’amministrazione comunale per diversi anni, precisamente dal 2001, quando era al governo l’amministrazione comunale di centrodestra, quello stesso centrodestra che adesso osteggia la realizzazione dell’opera. Il progetto è stato ripreso dalla Giunta Ciliberti appena in tempo per evitare che sfumasse il finanziamento: 42 milioni di euro, uno degli investimenti più ingenti operati dallo Stato nel capoluogo, negli ultimi decenni.
Il progetto prevede il raddoppio della carreggiata nel tratto più critico ed antico della vecchia circumvallazione, che va dallo svincolo della superstrada che proviene da Candela al casello autostradale. La sede stradale è attualmente assolutamente inadeguata ai volumi di traffico che l’arteria deve sopportare, proprio a causa del traffico, anche pesante, che giungendo dal casello di Candela deve immettersi sull’autostrada Bari – Bologna.
Un’opera dalla indiscutibile urgenza ed utilità che però viene messa in discussione dal centrodestra e dai proprietari interessati agli espropri. È vero che attorno alla vecchia circumvallazione sono spuntati come funghi capannoni in cui si concentrano numerose attività economiche ed imprenditoriali, nonostante che gli strumenti urbanistici vigenti non prevedessero insediamenti per attività produttive.
Ma è anche vero che il progetto elaborato dall’Anas non prevede l’esproprio dei capanonni, ma solo delle aree adiacenti e delle loro pertinenze. Si puà capire che i proprietari interessati non facciano salti di gioia, ma non si possono condividere le tragiche previsioni fatte circolare in questi giorni, a riprese anche da autorevoli testate, come la paventata chiusura di diverse attività economiche o come il danno comportato dall’indennità di esproprio, che ammonterebbe a un euro al metro quadro.
È falso, assolutamente falso, visto che la legge stabilisce il versamento di un indennizzo commisurato al tipo ed all’utilizzazione del terreno espropriato: se è un terreno edificabile si paga una certa cifra, se è un terreno seminativo se ne paga una minore, e così via dicendo.
Nella città che detiene il triste primato della peggiore qualità della mobilità urbana, non ci sarebbe neanche da discutere, ed invece approdato in consiglio comunale, l’esame del progetto è stato rinviato. Se ne discuterà, forse, la prossima settimana. Speriamo che prevalga il buonsenso.
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