venerdì 27 ottobre 2006

Foggia, il declino di una città

È una crisi continua, inarrestabile, forse irreversibile, quella che sta colpendo Foggia. Il peggio è che nessuno se ne accorge, nessuno riesce a comporre le tessere di un mosaico sempre più inquietante, sempre più drammatico. Eppure basterebbe sfogliare i giornali, ma farlo con il necessario spirito critico, esercizio sempre più difficile, in una città che pare aver perduto anche il gusto della democrazia, e dove ogni critica si trasforma in un casus belli, e dà luogo al solito stillicidio di veleni, ritorsioni, vendette.
L’oscuramento decretato dai commercianti, che l’altro giorno hanno spento le insegne dei negozi per protestare contro l’impressionante recrudescenza delle rapine è la metafora più probante di una città che sembra essersi oscurata anche per ciò che riguarda la propria autocoscienza, la percezione di sé. La manifestazione di protesta è coincisa, non a caso, con il secondo anniversario dell’uccisione di Leonardo Biagini, consigliere comunale di AN: un omicidio di mafia che resta ancora avvolto dal mistero. Una città assediata dalla criminalità, avvolta dalla barbarie.
Certo le tessere del puzzle non basta guardarle, ad una ad una. Bisogna ricomporle che comprendere il devastante significato di episodi, fatti, fenomeni che sembrano in apparenza scollegati tra di loro.
Prendiamo l’emergenza abitativa: 120 e passa famiglie di senza tetto conclamati, tante altre costretta alla forzata convivenza. Decine e decine di giovani coppie che non possono sposarsi perché non trovano una casa, in una città in cui ci si sposa di meno e si fanno meno figli, in una città, dunque, che ha meno futuro. Eppure basterebbe azionare un circuito di solidarietà, visto che le abitazioni sfitte sono più di 5.000. Ma il bando indetto dal comune per reperire alloggi da utilizzare per fronteggiare l’emergenza abitativa è andato praticamente deserto. È mancata la mobilitazione delle coscienze, è mancata la consapevolezza che quel bando era una sfida civile, che come tale andava giocata con ogni mezzo a disposizione, se del caso, andando a bussare porta a porta, coinvolgendo associazioni, parrocchie, comunità, circoscrizioni… cercando, in una parola, di coinvolgere la città.
Com’è andata a finire, invece? Che il Comune non ha trovato di meglio che prendere in fitto per dodici anni, pseudo-abitazioni ricavate da capannoni, a costi peraltro esorbitanti, e superiori alla cifra che sarebbe stato necessario investire, qualora l’amministrazione avesse deciso di costruire ex novo gli alloggi. In controluce, questa vicenda è esemplare anche di un altro inquietante versante della crisi che colpisce la città: il distacco impressionante tra la città reale e la città legale.
Sabato scorso, mentre la città reale era scesa in piazza per protestare contro lo sfruttamento del lavoro e contro il lavoro nero – fenomeno che nel capoluogo dauno non colpisce soltanto gli immigrati, ma anche tanti giovani – il sindaco non ha preso parte alla manifestazione sindacale, non condividendo che Foggia diventasse la capitale simbolica dello sfruttamento, dopo il triste primato attribuitole dalla ormai arcinota inchiesta dell’Espresso. Si può capire l’orgoglio colpito del sindaco, ma proprio per questo avrebbe dovuto scendere in piazza con gli altri manifestanti: per dare un segnale di speranza alla città.
L’insediamento del giovane primo cittadino Orazio Ciliberti, in un municipio governato per un decennio dal centrodestra, era stata salutato dalla città come un segno di speranza: ma è una speranza sempre più delusa.
Le cronache che in questi giorni giungono da palazzo di città sono tanto eloquenti quanto sintomatiche di qualcosa che si è spezzato, di una politica che ormai gira a vuoto, incapace di guardare oltre se stessa, oltre il palazzo. I tre consiglieri comunali ulivisti Trecca, Laricchiuta, Mennuno sono stati sospesi dalla Margherita per avere troppo frequentemente criticato l’operato del sindaco e della giunta proprio sul versante del cambiamento, promesso ma non concretizzato. Ma gli ulivisti hanno semplicemente detto ad alta voce quello che pensano pezzi sempre più consistenti della città reale e dello stesso elettorato di centrosinistra.
Intanto continua a tenere banco il caso del presidente del consiglio socialista, Emilio Piarullo, dimissionario dopo la condanna inflittagli dal Tribunale di Foggia per peculato. Margherita e Democratici di Sinistra avrebbero voluto che le dimissioni fossero formalizzate immediatamente. Piarullo ha ribattuto che le dimissioni sono irrevocabili, ma che nessuno può dettare i tempi ed i modi di un atto politico ed istituzionale che spetta al consiglio comunale. Piarullo ha avuto una battuta al vetriolo il cui destinatario sembra essere verosimilmente il segretario provinciale dei Democratici di Sinistra, vicesindaco ed ultimo entrato nella compagine di giunta: Piarullo ha respinto la “censura da parte di chi, nel Consiglio, è stato paracadutato dalla politica, e non dall’elettorato”.
Frasi pesanti, che la dicono lunga sullo stato di salute sempre più asfittico di una maggioranza tutt’altro che rilanciata dal rimpasto della scorsa primavera, e dall’ingresso in giunta del segretario provinciale diessino.
Certo, non si può dimenticare che la giunta Ciliberti si è trovata ad operare – sia nella sua prima edizione, che nella seconda – in un contesto reso criticissimo dalla voragine lasciata nelle casse comunali dalla precedente gestione di centrodestra, determinata soprattutto da quell’improvvida operazione che fu la Federico II Airways, la compagnia aerea che avrebbe dovuto garantire il rilancio dell’aeroporto Gino Lisa e che è invece fallita sotto una montagna di debiti, che hanno gravato soprattutto sulla casse del Comune e delle aziende municipalizzate.
Per affrontare una così grave congiuntura, ci sarebbe voluto ben altro spirito, Il centrosinistra si è invece cullato troppo sulla bocciatura inappellabile inflitta dall’elettorato al centrodestra, non è riuscito a produrre la necessaria ed improcrastinabile inversione di rotta. Basti dire che rispetto al governo del centrodestra i cosiddetti costi della politica sono aumentati, perché sono notevolmente cresciuti i consigli di amministrazione delle municipalizzate e degli altri enti controllati dal comune.
Che fare, dunque? La speranza è che si sia veramente toccato il fondo. Perché, una volta che si è toccati il fondo, non si può che risalire. Ma è la stessa speranza che Ciliberti ed i suoi avevano nutrito due anni fa, quando salirono per la prima volta le scale che portano nella stanza dei bottoni. Salvo poi a rendersi conto – e con loro, tutta la città - che al peggio non c’è mai fine…

giovedì 26 ottobre 2006

Il Bosco dell'Incoronata assediato dalle centrali

Non è solo Manfredonia a rischio, nelle sconsiderate politiche energetiche che si stanno addensando sulla provincia di Foggia. Nel vortice del rischio ambientale c’è anche il capoluogo dauno, ed i suoi pezzi più pregiati, come il parco regionale dell’Incoronata ed il sistema delle borgate, che il documento programmatico preliminare del nuovo PUG di Karrer pone al centro del rilancio della “qualità urbana” della città di Foggia.
Cominciamo, anzi, ricominciamo, dalla centrale di Borgo Mezzanone, che pur ricadendo amministrativamente nel territorio di Manfredonia, sta a due passi dall’Incoronata e da altre Borgate, come Tavernola, sedi di discariche ad elevato impatto ambientale. A completamento di quanto abbiamo già scritto ieri, va detto che la centrale progettata dal gruppo Garavaglia non utilizzerà soltanto biomasse, ma anche l’assai più temibile CDR (combustibile derivato da rifiuti). Sarà, insomma, quel che viene definito, nel gergo tecnico, “termovalorizzatore”: A studiare molto approfonditamente il rischio ambientale connesso alla centrale (contestata sia dal Comune di Foggia che dal Comune di Cerignola) è stata la sezione foggiana del WWF che nel suo sito ospita un interessante documento tecnico, reperibile all’indirizzo http://www.wwfcapitanata.it/AltriProblemi.htm.
“Con una  potenza netta di circa 14 MW elettrici, - si legge – il termovalorizzatore prevede un’alimentazione consistente in circa 170.000 tonnellate/anno di combustibile”.

IMPOSSIBILE LA PRODUZIONE LOCALE DI BIOMASSE
Ma esiste in loco una tale quantità di biomasse vegetali? Difficile, visto che per la sola centrale SFIR di Manfredonia, sarebbe necessario, come ha sottolineato il consigliere regionale Angelo Riccardi, che le province di Foggia e Bari si mettessero insieme a produrre soltanto biomasse.
Ma, in assenza di una produzione locale, evidenzia il WWF, “si andrebbe a determinare un traffico di materiali da altre aree geografiche ed un conseguente dispendio di combustibili fossili per il trasporto su media e lunga percorrenza con conseguenti dannose emissioni di gas serra nell’atmosfera”.
Il WWF evidenzia anche “l’impatto ambientale  non certo trascurabile derivante dal trasporto dei materiali, sia in entrata (biomasse)  sia in uscita (residui e ceneri della combustione). Da valutazioni oggettive, sulla base della documentazione disponibile, si prevede un flusso elevato di automezzi in tutta la fase di funzionamento dell’impianto che ammonterebbe a circa 57 camion di portata media (12 tonnellate di carico utile) al giorno, corrispondenti a ben 114 passaggi al giorno, per i 250 giorni lavorativi all’anno,  ai quali sarebbero da aggiungere alcuni camion per il trasporto delle ceneri.”
Ma stiamo parlando ancora di una sola delle centrali protagoniste dell’assedio al parco dell’Incoronata. Il WWF, questa volta assieme a Legambiente, lancia un grido d’allarme anche per quanto si potrebbe verificare proprio nel territorio adiacente al perimetro del nuovo parco regionale. La denuncia è contenuto in un altro articolato ed approfondito documento, che ricostruisce un po’ tutta la storia, drammatica ed incredibile di quella che potremmo definire come una vera e propria aggressione energetica perpretata ai danni della Capitanata.

A RISCHIO IL PARCO REGIONALE DELL’INCORONATA
“ Il Parco Regionale dell’Incoronata appena istituito - affermano Legambiente e WWF di Foggia - corre il rischio di morire prima di nascere.
La liberalizzazione del mercato dell’energia sta producendo, infatti, i suoi effetti allarmanti nella nostra provincia con un conseguente accerchiamento del Parco da parte di una serie d’iniziative critiche per l’ambiente e la salute dei cittadini.
L’AMICA e l’Amgas stanno elaborando un progetto per la realizzazione di una centrale di potenza di 5 ÷ 6 megawatt per produrre energia elettrica utilizzando il Combustibile da Rifiuti prodotto dalla Daunia Ambiente.
Il progetto è nella fase dello studio di fattibilità, ma Legambiente e WWF  evidenziano l’intenzione di fare nascere la centrale in un suolo della zona industriale ASI dell’Incoronata di proprietà della società Daunia Ambiente.
Nella stessa area è in dirittura d’arrivo una Centrale a ciclo combinato della Foggia Energia S.r.l. alimentata a gas naturale, per la produzione d’energia elettrica, di potenza pari a circa 400 MW, che  prevede anche un elettrodotto a  380 kV  di circa 10 km di connessione con la rete nazionale e un gasdotto di  circa 10 km di connessione con la rete SNAM in località Carapelle.
Che cosa sta succedendo nella provincia di Foggia? È diventato un terreno di conquista da parte di tutte le società  che hanno come obiettivo quello di trarre profitto nonostante i rischi  per la salute e per l’ambiente?
A fronte di questo attacco, la classe politica – incalzano le due associazioni ambientaliste, sembra agire in ordine sparso, senza un minimo di sinergia e di concertazione. Le  contraddizioni della classe dirigente politica sono enormi perché da un lato spinge per l’Agenzia per l’alimentazione dall’altro fa insediare nel territorio una serie elevata di rischiose installazioni”.