Si torna finalmente a parlare di sviluppo del territorio. Tra veleni, polemiche e perfino timori di turbative all’ordine pubblico, ma si torna a parlarne. Da anni non succedeva che sull’agenda delle istituzioni locali si addensassero in così pochi giorni tanti nodi. Alcuni positivi, altri meno, tutti, comunque, da sciogliere e presto, nella direzione di una ripresa da troppo tempo rinviata.
L’approvazione in consiglio provinciale dell’accordo quadro di programma, i casi della centrale a turbogas di San Severo, del parco eolico di Ponte Albanito, ma anche quello – di segno positivo – del parco eolico delle Ferrovie del Gargano ridanno vigore ad una metafora che da ormai diverso tempo sembrava essere diventata obsoleta: quella d’una Capitanata laboratorio, che vede assieme ad alcune ombre, finalmente anche una qualche luce proiettata verso il futuro.
Attenzione, però. È proprio la disomogeneità dei diversi “nodi” a denunciare l’assenza perdurante di una cabina di regia delle politiche di governo dell’economia. Si va avanti in ordine sparso, e non è un caso che il nodo più delicato da sciogliere riguardi l’energia, comparto in cui è tradizionalmente molto difficile pervenire ad una strategia territoriale unitaria.
Prendiamo San Severe, dove la giunta comunale e la popolazione sono da tempo in lotta contro l’ipotesi di realizzare una centrale a turbogas per la produzione di energia elettrica, i cui lavori preliminari dovrebbero cominciare oggi. L’esecutivo cittadino si è riunito in seduta permanente in un camper sistemato proprio nella zona in cui dovrebbe sorgere la centrale. L’assessore regionale all’ecologia, Losappio, ha dichiarato inaccettabile l’ipotesi di avvio dei lavori, in quanto la Regione ha chiesto al Ministero di riesaminare l’autorizzazione a suo tempo concessa alla Merant, che l’ha a sua volta ceduta ad un consorzio di imprenditori lombardi, l’Enplus.
L’impressione è che si stia ripetendo uno schema che purtroppo la provincia di Foggia conosce già molto bene, e che ha sperimentato sulla propria pelle quando, negli anni Sessanta, l’enorme patrimonio di gas metano rinvenuto nelle viscere dell’Appennino Dauno partì per altri lidi per sostenere processi di industrializzazione che andavano maturando in altre zone, della Puglia e del resto del Mezzogiorno.
Sulla questione è intervenuto con una dura dichiarazione anche il consigliere regionale dell’Udeur, Giovanni De Leonardis. Giusta la solidarietà espressa alle popolazioni, meno giusto il richiamo alla centrale a turbogas di Candela, di cui De Leonardis sottolinea nel comunicato la dubbia efficacia.
Ci permettiamo di dissentire, perché forse proprio il caso di Candela rappresenta un modello, su cui riflettere. Partiamo da una considerazione elementare: nessuno puà pensare di costruire impianti per la produzione di energia per decreto, passando sulla testa delle popolazioni.
È però anche vero che qui non stiamo ragionando di impianti nucleari, o a petrolio, ma di turbogas e di energia eolica, ovvero di strutture a ridotto impatto ambientale. L’azienda che ha realizzato l’impianto di Candela si è preoccupata fin da subito di stabilire un rapporto positivo con la popolazione, spiegandone i vantaggi, svolgendo attività di comunicazione mirate. Il risultato importante che si è ottenuti a Candela è che la centrale serve già ad alimentare le imprese che si stanno insediando nella vicina area industriale,
Questa “concertazione” non si è avuta a San Severo (anche se in verità dicono gli amministratori della Enplus di averla sempre chiesta, e mai ottenuta).
Il problema non riguarda soltanto la sostanza, ma il metodo, che è fondamentale quando si affronta problemi ambientali.
A confermare che non si può fare di ogni erba un fascio, giungono anche due vicende di questi giorni, ancora dal fronte energetico, e precisamente quello eolico. A Foggia infuria la polemica per la costruzione del parco eolico di Albanito, il sindaco e la giunta sono accusati di aver fatto le cose senza la necessarie e preventiva consultazione delle forze interessate, a cominciare dalla cittadinanza.
Un esempio di segno inverso giunge invece da Volturino, dove ha ottenuto il parere favorevole di compatibilità ambientale il parco eolico che verrà realizzato dalle Ferrovie del Gargano, e che servirà ad alimentare i treni di quest’azienda, riducendo la dipendenza energetica dall’esterno.
La morale è che, quando si concerta seriamente, i risultati arrivano. Al contrario quando si vogliono fare le cose alla chetichella, si ingenerano diffidenze e sospetti poi molto difficili da smontare.
Il metodo, insomma, è sostanza, e lo sarà anche per quanto riguarda l’iter dell’accordo di programma quadro. Non dimentichiamo che quella approvata venerdì scorso dal consiglio provinciale è ancora una bozza, che deve essere adesso sottoposta al vaglio e quindi alla ratifica della Regione. Mai come nei prossimi mesi, si tratterà di marciare uniti – istituzioni locali, partiti, sindacati, imprese – superando il clima di polemiche e di contrapposizioni che ha accompagnato le cronache politiche degli ultimi mesi.
Da Bari hanno già fatto sapere che non esistono risorse sufficienti per finanziare tutte le opere e le infrastrutture inserite nella bozza: occorrerà rivedere, rimaneggiare, smussare. Ed occorrerà farlo in fretta, per essere pronti ad intercettare le risorse previste dal prossimo quadro comunitario di sostegno che avrà inizio nel 2007.
sabato 24 giugno 2006
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